Piccolo diario estivo a puntate.
Per immortalare alcuni momenti che vale la pena ricordare… con una foto, certo.
Ma anche con un post.
Ritrovarsi in un festival rock, con i tuoi amici, è sempre un’esperienza divertente.
Passi una giornata piacevole, prendi la pioggia (perché a ogni rock festival, a un certo punto, piove. Credo sia una di quelle regole non scritte del rock), bevi qualche birra e osservi gente rantolare nel fango.
Se poi tutto ciò avviene in un’altro continente, diventa sicuramente molto più divertente.
Il 2 agosto scorso a Parc Jean Drupeau (Île Sainte-Hélène, Montréal) è andata in scena la giornata finale dell’Osheaga Festival, annuale kermesse rockettara a cui partecipano tutti i principali gruppi canadesi, con qualche special guest proveniente dagli USA e dall’Europa. Quando siamo venuti a sapere che le date del nostro soggiorno in Canada sarebbero coincise anche con il Festival, non ci abbiamo pensato su due volte a prendere i biglietti… anche perché, il main event sarebbe di tutto rispetto: i Beastie Boys.
Purtroppo l’esibizione del gruppo newyorkese è stata annullata proprio pochi giorni prima del nostro arrivo a causa del ricovero in ospedale di uno dei membri della band, Adam “MCA” Yauch, il quale non se la sta passando affatto bene (per usare un eufemismo). La loro presenza all’evento è dunque definitivamente saltata, ma non la nostra. Ormai avevamo i biglieti e rivenderli non avrebbe avuto senso (anche se ci abbiamo provato, lo ammetto), inoltre era anche il nostro ultimo giorno in Canada: volevamo concludere alla grande la nostra esperienza oltreoceano e quel festival era assolutamente il luogo più adatto.
Armati di felpe con cappuccio e K-way d’emergenza, ci tuffiamo in quella gran cornice che è Parc Jean Drupeau. La gestione dei palchi non era proprio il massimo della vita, ma dopo un po’ si riusciva a capire come muoversi. Durante uno spostamento e l’altro, ci troviamo di fronte all’esibizione di un gruppo davvero niente male: i Cursive. Ci fanno passare una quarantina di minuti in allegria, gli hanno dato una posizione infelice ma ce la mettono davvero tutta per farsi valere. Noi apprezziamo il gesto e gli rendiamo il giusto omaggio.
Il resto della giornata scivola via piuttosto tranquillamente, la line-up messa su dagli organizzatori non è che accenda proprio l’entusiasmo della gente (anzi)… almeno finché non arrivano loro: quattro ragazzotti di Sheffield pronti a far vedere a tutti come si fa a infiammare un festival rock. Signore e signori, ecco a voi gli Arctic Monkeys.
Doc e io già conoscevamo qualche pezzo della band, ma non avevamo minimamente idea che dal vivo potessero essere così incisivi. Già mezz’ora prima della loro esibizione, si materializza una folla compatta che fino a quel momento era sparpagliata ovunque all’interno del parco, iniziano a uscire fuori bandiere inglesi e l’euforia collettiva sale col passare dei minuti… una volta arrivati sul palco, iniziano immediatamente a fare sul serio. Matt Helders, il batterista, è un mostro. Jamie Cook (chitarra elettrica) e Nick O’Malley (basso) iniziano a tessere un tappeto fantastico in cui può scatenarsi il cantante, nonché secondo chitarrista: Alex Turner. Un’esibizione pazzesca, che da un senso a un festival altrimenti vuoto e probabilmente a tutta la nostra giornata… tanto per farvi capire di chi sto parlando, vi segnalo I Bet You Look Good on the Dancefloor, tratta dal loro primo album (che, per la cronaca, è entrato nel Guinnes dei Primati grazie al milione di copie vendute in appena otto giorni). Davvero in gamba, meritano il successo che hanno e lasciano presagire anche margini di miglioramento. C’era bisogno di loro.
Una volta toccato il momento massimo del festival, pensiamo sia finita qui… e invece no. A sostituire i Beastie Boys (la cui ombra è stata comunque presente per tutta la giornata) arriva uno dei gruppi che al momento va (inspiegabilmente) per la maggiore negli States: gli Yeah Yeah Yeahs. Un’esibizione al limite del ridicolo che ci concediamo giusto per un paio di canzoni, per poi abbandonarli al loro destino.
La nostra giornata festivaliera si conclude qui, abbiamo ancora negli occhi (e nelle orecchie) la performance delle scimmie, siamo stanchi, affamati e totalmente fradici. Ma tutto sommato più che soddisfatti.
Si torna verso la realtà, verso quella strana metropolitana che ha sia le ruote che le rotaie e verso una cena finalmente a base di spaghetti (aglio, olio e peperoncino), gentilmente preparata dal Cicogna in versione cuoco. Dopo una settimana di hamburger e patatine, ce la meritiamo tutta.
PS: La Taverna desidera fare i migliori auguri di pronta guarigione ad Adam “MCA” Yauch: ti aspettiamo il più presto possibile di nuovo tra noi, grande. Per una birra, una canzone, una nuova storia da raccontare, per quello che ti pare. Siamo con te, non mollare.
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